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fra di loro da liane grosse, lunghissime, resistenti, che salivano fino ai rami più alti, scendevano descrivendo mille curve capricciose e che correvano in tutti i sensi, rendendo il passaggio quasi impossibile.

Una semioscurità regnava sotto quegli ammassi di foglie, le quali avevano per lo più dimensioni straordinarie. I raggi del sole non dovevano mai essere penetrati attraverso a quelle vôlte di verzura.

Pochi uccelli si scorgevano fra quelle migliaia e migliaia di rami: qualche copsykus saularis, uccello che ha le penne bianche e nere; qualche colomba coronata che fuggiva rapida appena scorgeva i viaggiatori; qualche epimaco regale, splendido uccello che ha le ali nero-turchine, verdi e rosse, e qualche loris scarlatto, colla gola nera e porporina.

Abbondavano invece le lucertole volanti e si vedevano svolazzare d’albero in albero a battaglioni, emettendo i loro siki-siki niente piacevoli.

Il siciliano, quantunque sotto quelle piante regnasse un’atmosfera da serra calda che snervava e faceva sudare abbondantemente, manovrava la scure con suprema energia, abbattendo smisurati bambù, i quali cadevano con lunghi crepitìi, cespugli e liane rappresentati dai gambir uncaria e dalle giunta wan (ercola elastica), piante arrampicanti pregiatissime, poichè mentre la prima dà una specie di gomma adoperata con molto successo per fissare i colori, specialmente sulle sete, la seconda produce una sostanza assai attaccaticcia, che dai malesi viene adoperata come vischio per accalappiare gli splendidi uccelli di quelle regioni.

Dietro al soldato veniva Dik, il quale cercava di sbarazzare il passaggio dai rami tagliati, per far maggior posto ad Amely, e ultimo Held, il quale era incaricato di sorvegliare la foresta, potendo improvvisamente piombare addosso a loro qualche pericolosa fiera.

La marcia divenne però ben presto così difficile, che il siciliano era costretto a fare delle frequenti fermate e richiedere l’aiuto dell’ex-ufficiale per aprire un passaggio.

Si erano impegnati in mezzo ad una boscaglia di pepe selvatico, pianta arrampicante che somiglia alla vite, che cresce alla rinfusa quando non è coltivata, intrecciandosi in mille guise. Il marinaio ed il signor Held avevano un gran da fare per aprirsi il passo in mezzo a quella moltitudine di gambi sarmentosi.

Alle nove del mattino però riuscivano ad attraversarla, e rientravano