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76 capitolo decimo


— Voi allora potreste distruggere in pochi minuti una città intera.

— Lo credo, — rispose il capitano, freddamente.

— Quale terribile istrumento di guerra è il vostro Sparviero! Guai se tutte le nazioni dovessero possederne alcuni!

— Verrà il giorno che ne avranno; allora la guerra sarà finita per sempre, ammenochè non pensino a corazzare le città minacciate. Macchinista a tutta velocità! Andremo a dormire al di là della grande muraglia. —

Lo Sparviero aveva ripreso lo slancio muovendo direttamente verso il nord, dove si vedevano delinearsi in lontananza alcune catene di montagne, assai frastagliate.

Il suolo s’innalzava gradatamente, interrotto da boschetti di giuggioli, che producono una specie di dattero, da cui i cinesi estraggono una bella tinta gialla; da lauri splendidissimi e da lunghe file di alberi del sevo, bellissimi vegetali dal fogliame verde-chiaro e cosparse di mazzetti di bacche che sono ricoperte da una sostanza molto grassa dalla quale si estrae una specie di cera assai bianca, che produce una fiamma brillante e che surroga benissimo quella delle api.

Di quando in quando si vedevano anche delle piantagioni di tabacco, che riesce molto bene nella Cina settentrionale, di cotone che produce un filo splendido adoperato nella fabbricazione del famoso Nanking, e d’indaco verde.

Graziosi villaggi, seminascosti sul margine dei boschi o delle piantagioni, apparivano bruscamente ed allora era uno scompiglio fra i contadini.

Gli uomini urlavano, le donne piangevano, i ragazzi fuggivano disordinatamente, nascondendosi fra le piante, ma si rassicuravano presto, perchè il terribile mostro alato continuava la sua corsa gareggiando vantaggiosamente cogli aironi che s’alzavano fra le risaie, coi beccaccini, colle oche selvatiche e cogli immensi stuoli di corvi gracchianti.

Qualche colpo di fucile, sempre inoffensivo, sparato dietro qualche folto cespuglio o presso qualche capanna salutava di quando in quando gli aeronauti. Il maldestro bersagliere s’affrettava però a fuggire all’impazzata, per paura che il formidabile drago lo facesse a pezzi col suo rostro.

Alle sei di sera lo Sparviero, che s’affrettava sempre, solcando lo spazio con una velocità di trenta miglia all’ora, si librava sopra la gran muraglia cinese.