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276 capitolo trentunesimo

arcobaleni, si scrutano le stelle e si fanno preghiere per conoscere il luogo ove si potranno ritrovare i Budda rinati, poi si organizza una numerosa carovana per andarli a ricercare.

Dopo un certo tempo si ritrovano, vengono condotti nel Tibet o nella Mongolìa, si fanno nuove feste, si chiamano truppe da tutte le parti, si fanno venire nuovi ambasciatori dalla Cina e i Budda riprendono, beati loro, il loro posto... in attesa di fare un nuovo viaggio all’altro mondo!

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Rokoff, udendo tutte queste spiegazioni che Fedoro gli aveva dato sui Budda viventi, aveva perduto gran parte del suo appetito e non aveva più osato assalire i pasticci delicatissimi che i monaci avevano portato in così gran copia, da nutrire venti persone. Aveva però vuotato un vaso intero colmo di acquavite tiepida, per prendere un po’ di coraggio.

Il buon cosacco ora sudava anche lui freddo, non ostante quelle soverchie libazioni e il dolce tiepore che regnava nella sala. La tragica fine di tutti quei poveri Budda viventi, gli aveva gelato il sangue.

— Che sia proprio vero tutto quello che mi hai raccontato? — aveva finalmente chiesto a Fedoro. — O hai voluto semplicemente guastarmi la digestione appena cominciata?

— È verissimo, mio povero Rokoff — aveva risposto il russo. — Tutti questi particolari riguardanti i Dalai-Lama del Tibet e i Kutuska della Mongolìa, che sono pure dei Budda viventi, io li ho appresi da un funzionario cinese che aveva preso parte a un’ambasciata mandata a Lhassa dal suo Imperatore onde assistere a un esame pubblico.

— Ma noi non siamo fanciulli, Fedoro!...

— E che importa? Forse che non siamo discesi dal cielo? Forse che gli abitanti di questo lago sacro non ci hanno veduto solcare l’aria sul dorso d’un uccello mostruoso? Queste sono prove troppo evidenti della nostra origine divina. I piccoli Budda viventi, con tutta la loro potenza e sapienza, non sono mai stati capaci di fare altrettanto. Chi oserebbe ora dubitare che noi siamo figli prediletti del grande Illuminato?

— E se tu facessi comprendere a quel barbuto Bogdo-Lama che la potenza di Budda non c’entra con noi? Che quell’uccello non era altro che una macchina inventata da noi e che siamo capitombolati in questo lago