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24 capitolo terzo

Plewna, pure si sentiva a poco a poco invadere da una strana sensazione, che rassomigliava alla paura.

Gli pareva di udire talvolta dei rumori misteriosi e di vedere agitarsi, negli angoli più oscuri della stanza, delle ombre silenziose, armate di pugnali e di smisurate scimitarre.

Talora invece gli pareva di scorgere, fra la semioscurità, dei draghi volare per la stanza, pronti a piombare su Sing-Sing per dilaniargli il petto. Erano pure fantasie, create dal terrore misterioso che lo invadeva, perchè quando si alzava, le visioni scomparivano ed ogni rumore cessava.

Vegliava da un’ora, scambiando qualche parola sottovoce con Fedoro o col cinese, quando si sentì prendere da un’improvvisa stanchezza e da un desiderio irresistibile di chiudere gli occhi.

Si fregò replicatamente il viso e cercò di alzarsi. Con suo profondo stupore non riuscì a lasciare la sedia. Le gambe gli tremavano, le forze lo abbandonavano e gli pareva che il letto di Sing-Sing e tutti gli altri mobili gli girassero intorno.

— Fedoro! — chiamò facendo uno sforzo supremo. — Sing-Sing. —

Nessuno rispose. Il suo amico si era accasciato sulla sedia come se si fosse addormentato ed il cinese conservava una immobilità perfetta. Un terrore improvviso lo prese.

— Che siano morti? — si chiese.

Quasi nell’istesso momento gli parve di vedere un lembo della parete aprirsi e sbucare fuori delle forme umane armate di pugnali.

La visione però non ebbe che la durata d’un lampo, perchè sentì che le forze lo abbandonavano e che le palpebre si chiudevano irresistibilmente, come se fossero diventate di piombo.

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Quando si risvegliò, Rokoff si trovò a letto, nella stanza che la sera innanzi gli era stata destinata dal maggiordomo del ricco cinese.

Su un altro letto Fedoro dormiva profondamente, senza fare alcun gesto che annunciasse un prossimo risveglio.

Il cosacco, stupito, girò intorno un lungo sguardo, non potendo credere ai propri occhi.

— Che io abbia sognato? — si chiese Rokoff. — Le società segrete... le ombre misteriose... i terrori... Sì, devo aver fatto un cattivo sogno. —