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94 emilio salgari


nuova burrasca, che pareva dovesse prendere proporzioni formidabili.

Delle immense masse di vapori, gravide di tempesta, radevano l’orizzonte settentrionale e s’avanzavano a vista d’occhio con degli strani movimenti, come se in quella direzione soffiasse un vento circolare, poichè si vedevano girare su di loro stesse, rompersi bruscamente, poi riunirsi in forma di immensi cumuli. Le onde avevano pure delle direzioni strane, poichè invece di correre in uno stesso verso, si vedevano avanzarsi da tutte le parti dell’orizzonte in forma di muraglie di una altezza spaventevole, irte di candida spuma, che talora diventava fosforescente e venivano ad incontrarsi nelle acque della nave negriera producendo delle contro-ondate terribili e sfasciandosi con formidabili, assordanti muggiti.

Si sarebbe detto che intorno a quel tratto d’oceano, si scatenava un furioso ciclone d’un giro immenso e che la nave occupasse il centro.

Il vento però, curioso fenomeno, era bruscamente cessato e non soffiava quasi più, in quello specchio d’acqua percorso dalla Guadiana, ma al di là dell’orizzonte si udivano di tratto in tratto dei fragori cupi che talvolta diventavano stridenti ed i marinai assicuravano che erano prodotti da un vento furioso, il quale non doveva tardare ad avvolgere fra le sue potenti spire anche la nave.

La notte era calata con quella rapidità che è propria delle regioni equatoriali, ma era una notte oscurissima, nera come il fondo d’un barile d’inchiostro. Solamente fra le onde, che parevano fossero diventate di pece liquida, si vedevano scintillare di quando in quando dei rapidi bagliori, dovuti senza dubbio ad un principio di fosforescenza.

La Guadiana, immersa in quei neri flutti, non procedeva che con molta lentezza, essendo, come si disse, il vento quasi interamente cessato in quel tratto d’oceano, ma invece veniva orribilmente scrollata da quelle onde, che muggivano attorno ad essa come una banda di molossi affamati, cercando di rovesciarsi sopra le murate.

Si rizzava da prua a poppa come un cavallo, che s’inalbera sotto lo sperone del cavaliere, ricadeva pesantemente sui flutti gemendo e scricchiolando, si rovesciava impetuosamente ora sul tribordo ed ora sul babordo, scrollando furiosamente i poveri negri immagazzinati nel frapponte, facendoli ruzzolare gli uni addosso agli altri ed imprimendo, a quelli che erano incatenati, delle