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i drammi della schiavitù 163


– Forse che un altro uomo non potrebbe fare altrettanto? – chiese con voce sorda.

– E chi sarebbe questo?

– Io!...

– Voi!... – esclamò Seghira, mentre un sorriso di trionfo le appariva sulle labbra. – Voi, signor Kardec? Eh via!... Voi volete scherzare.

– No, Seghira, non scherzo, – disse il bretone con fuoco. – Io t’amo, sai, e ti ho amato fino dal primo istante che tu hai posto i piedi sul ponte della Guadiana!

– Scherzate, signor Kardec, – ripetè Seghira.

– No, io ti amo ed ho giurato che tu sarai mia e che per possederti farei qualunque cosa.

– Eppure, quando il capitano Alvaez mi amava, mai mi avete detto una parola d’amore, – incalzò Seghira, il cui viso aveva preso allora una espressione selvaggia.

– Sì, t’amavo anche allora ed è per te, sai...

S’interruppe bruscamente, girando all’intorno uno sguardo pauroso, come se temesse di venire udito, poi si terse l’ardente sudore che inondavagli la fronte ed ammutolì.

Seghira stette zitta, le nari le si erano dilatate, mentre una profonda ruga increspava la sua fronte. Aveva indovinato ciò che voleva dire il bretone.

Rimasero silenziosi per parecchi minuti, contemplandosi l’un l’altro ai pallidi raggi dell’astro notturno, mentre i pescicani continuavano a tuffarsi ed a riapparire, emettendo rauchi sospiri e la brezza sussurrava attraverso la vela e le corde della zattera.

– Seghira! – esclamò ad un tratto Kardec, avvicinandolesi vieppiù e ponendole ambe le mani sulle spalle.

– Parlate, lo voglio, – disse la schiava con tono di comando.

– Tu non credi che io ti amassi quando Alvaez viveva...

– Ebbene?...

– Odimi quanto io t’amavo.

– Parla!...

– Quando s’incontra una rivale cosa si fa?...

– Si uccide.

– Ebbene, per te io ho assassinato il capitano della Guadiana!

Seghira mandò un grido soffocato e si gettò violentemente indietro facendo un gesto di ribrezzo, mentre un lampo feroce dilatava le sue sfolgoranti pupille.