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negoziante. Auff!..... In che avventura mi sono impegnato!.....

La Stella Polare intanto, si avanzava con precauzione fra i ghiacci, che minacciavano di imprigionarla. Il capitano Bak si era messo alla ruota del timone non fidandosi, in quel supremo istante, che di sè stesso, mentre l’equipaggio si era collocato lungo le murate di babordo e di tribordo coi buttafuori, tentando di respingere l’assalto dei colossi polari. Dinanzi alla prua, si distingueva confusamente un passaggio lasciato fra una montagna ed un grande banco e pareva che si prolungasse assai. Se i due ghiaccioni, che le onde e le correnti marine trasportavano, non si chiudevano, la Stella Polare poteva evitare la prigionia.

In pochi istanti la distanza fu superata e la nave si inoltrò arditamente nello stretto, procurando di mantenersi in mezzo.

Aveva percorso circa tre gòmene, quando verso poppa si udirono dei tonfi che parevano prodotti dalla caduta di massi enormi e dei lunghi scricchiolii.

— A tutto vapore! gridò Wilkye.

La goletta, a rischio di andarsi a fracassare contro qualche banco che poteva trovarsi al di là dello stretto, si slanciò innanzi come una rondine marina.

Un istante dopo, una detonazione spaventevole, paragonabile allo scoppio d’una mina o al rimbombo simultaneo di pezzi d’artiglieria, echeggiava verso il nord, seguita da due tonfi orribili.

Le montagne di ghiaccio che minacciavano d’imprigionare la goletta si erano cozzate fracassandosi e si erano rovesciate. Pochi istanti di ritardo e la goletta sarebbe rimasta schiacciata!

— Siamo salvi! gridò il capitano.