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Il che sentito, tanto la miseria di colui a Trajano increbbe, che issofatto mandò a’ suoi cortigiani dicendo che d’un bisognevole mantenimento a vita il vecchio soldato provvedessero. Della qual cosa lietissimo, se la pietà di Cesare altamente commendasse ed a cielo ne lo ringraziasse, non è da porre in dubbio. Risaputasi pertanto la nuova clemenza dallo ‘Mperadore a quel cattivello usata, cadde in pensiero a due altri soldati di non meno poveri mostrarsi del primo, affine di ottenere lo stesso intento. Perciò, fattisi tutti e due nel bagno vedere con affettata miseria simulando di potere a fatica lavarsi, soffregavansi alle pietre, e contorcevano il corpo loro come una biscia, e ancor più, se più poteva essere, allorché erano d’avviso di dover essere dallo ’Mperadore osservati. Il quale scoperta la giunteria, fece le viste di non badare a’ fatti loro, e per buona pezza li tenne in pendente; ma posciaché quelli mai non rifinivano quella mena, piacevolmente rivolto ad essi incominciò Trajano di così dire: «ch’è quello che voi fate?». Ed eglino con voce artatamente fioca: «Generoso Cesare, e magnanimo, la povertà ed il mancamento dell’ajuto fanno sì che noi tanto diserti siamo quanto tu ci vedi». Alle quali parole sorridendo, quasi beffandosi tale loro fece risposta:

«Or bene, non vi

siete