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Novella VII

Letta in Accademia li 31 Luglio 1751, come Agiatissimo.


Prefazione


«Cosa fatta capo ha»: dicea il Mosca, che il citare poi un tal Autore egli è tanto quanto chiamare le Donne per testimonie; poiché il maggior tattamella che a’ tempi di Madonna Berta frustasse mattoni non fuvi; anzi, secondo il detto d’un vecchio Autore, il cui nome ora non mi torna alla mente, fu venduto costui a certi mercatanti al prezzo d’un baghero, che se ne davano trentasei per un pello d’asino, vedete mo, s’egli era da molto, e se non la vi cape, vostro danno, ch’io non mi sbattezzo per farlavi bere. Ma direte voi: «Domine nonne! a che ci stai tu qui narrando la storia del Mosca, se noi la sappiamo? Ah per San Ciappelletto, che nolla sapete, ben io solla a capello posciaché, in una dieta che tra mosche e tafani loro strettissimi congiunti nella stanza mia gli andati giorni si tenne a forza di beccate sterminate, me la fecero capire per modo ch’io non piglio vento, se dopo la venuta dell’Anticristo avessi a tirar le calze. Oh, la è pur ridevole! tu meni il can per l’aja tu, e ci vai tenendo a cresima con questi tuoi griccioli e

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