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Novella IV

Letta a’ 29 Aprile 1751 in Accademia sotto il Reggimento del mio Enea.

La picciola Città nostra di Rovereto, che il chiaro Leno dall’uno de’ canti rapidamente correndo dall’antico Borgo di S. Tommaso diparte, fu, come ognuno di voi dee sapere, ad ognora abbondante nutrice di persone quanto amanti del forestiero, altrettanto piacevoli e risvegliate. Il perché noi la vedemmo da esso più che non voleva abitata, e mercé le sue prerogative bene spesso la udimmo ancora assaissimo commendare. Qui perciò un successo leggiadro, che nella persona d’un Giovane Cavaliere a’ tempi nostri accadde, mi piace brevemente narrarvi; il quale, come che gran viaggiatore e’ fosse, tutta volta del costume de’ nostri Gentiluomini e Gentildonne invaghito, volle fermarsi alquanto; e fattosi amico di certo piacevole Medico, in casa di esso prese alloggio. Era questi pertanto un ricco ed accostumato giovane, bello della persona, quanto virtuoso ed avvenente; ed un piccolo diffettuccio solo solo notar si seppe in Lui, il qual era talvolta una cert’aria di mattana che soffiava, la quale rendevalo sì stucchevole che niente più, quantunque da se stes[so] accorgendosi fugisse le persone, e durante questa passione tutto solo in camera rinchiuso si stasse. Il primo pertanto che sen’

avvide