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on pur essere picchiato l’uscio della buona fortuna, non pativa che esso le fosse aperto. Queste ed altre vergognosissime cose soleva questo unguento da cancheri alla giornata usare, che s’io a narrar tutte imprendessi, troppo più del dovere sarei stucchevole; laonde piacendomi ora di passarle in silenzio, vengo a certo caso che a cotesto cavaliere avvenne, il quale - come udiste - quanto avarone il vi mostrai, altrettanto ricco erasi. E perciò tutti gli anni dell’entrate proprie empiva il granajo di ogni sorte di biade, per l’esito delle quali attendeva con sollecita divozione la stagion novella a intenzione di ricavarne maggior prezzo che in altra riuscire non gli avrebbe potuto; e sempre questa sollecitudine gli tornava in bene: imperché oltremodo superbiva, e per questi suoi raggiri molto più si reputava di Cicerone, quasi che la maggior scienza degli uomini consistesse in quella di mercantantare a solo pensiero di divenir ricchi, asciugando le borse altrui senza punto di compassione.

Accadde perciò che un anno, essendo al raccoglimento il grano fuor del costume in vantaggioso prezzo montato, egli sulla speranza che sempre più ad aumentare avesse, divisò seco stesso serbarne la vendita al solito tempo, avvisandosi di farne gran mercato; venuto il quale sempre impensierito si stava sull’incertezza ed empiva per ogni dove l’aria ed il palagio d’incre-

sciosi