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lo vide piacevolmente salutatolo, ne lo dimandò, che cosa dall’opra sua bramar sapesse: alla cui richiesta soggiunse Messer Jacopo: «O Livia mia (che tale appunto era il nome di questa valente Donna, e piacevole), se in mal grado a te ancora non fosse, ora che e galli, e galline di molte, come ben sai, io tengo, vorrei al più vicino mercato andarmene per ivi in buona copia d’uova gallate farne compera, e posciachè ragunate in cesta le avrò, quanto più tosto io mi sappia, vedrò a casa ritornare, affine tu, colla molta diligenza tua, sotto qual gallina più ti piaccia, a covare le ponga, e guari non andrà, io ti giuro, che tu ed io stupefatti uscire ne vedremo del guscio altrettanti pulcini, i quali, come avverrà, che grandicelli alquanto sieno, se galli saranno, io vo’ che capponi li faccia, se galline, le chiuda in capponaja, nelle quali a sua stagione galleranno l’uova, ed a questa foggia la famiglia de’ nostri polli vo’ si moltiplichi in infinito». Allora Madonna Livia a cotesta proposta così rispose: «Qualor a te di fare questo in grado il ti pur sia, io sono contenta; e perciò tu te ne puoi spacciare, e colla buona mercè di Dio andartene alla ventura»: lo che non sì tosto ebbe Jacopo inteso che, trattesi in disparte le vecchie brache, ed il giubbetto di dosso, e come se a solenne banchetto ad andare avuto avesse, da capo a piè nuove cose vestissi; preso indi in mano un grosso bastone per cacciare da sè le mosche, e tafani - che caldo essendo, la


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