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sì alto sollevare il tuo animo da mirare intrepido il dolore, e la morte.

Non creder per questo ch’io voglia, seguendo la dottrina degli Stoici, rendere il tuo petto affatto insensibile al timore, contrastando in tal guisa alle leggi di natura il loro impero. Io per me non credo, che per togliere il timore della morte, basti il dire con essi, che non s’abbia a temere la perdita di cosa, che non può esser seguita da rammarico, ed il pretendere, che s’abbia a far tacere del tutto la natural ripugnanza allo cessare di esistere, sentita più o meno fortemente da tutti gli esseri, riflettendo, ch’egli è irragionevole il corrucciarsi prima che giunga il nostro fine, e poich’è giunto, essere impossibile il farlo. Se così agevole si fosse, com’essi pur vorrebbono farci a credere il morire da forti, no non sarebbono saliti a sì alto grado di gloria, quelli eroi, che alla patria salvezza la loro esistenza, generosi, sagrificarono. Riducendo al nulla il timor della morte, altro non si fa a mio credere, che togliere alla virtù il merito di mostrarvisi superiore, e quindi scemare negli uomini la brama di conseguirlo, scemando in loro la speranza della gloria premiatrice.

Io chiedo invece, che per forza di ragiona-


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