Pagina:Saggio sulla felicità.djvu/29


27

imperiosi, non renda però l’uomo ingiusto verso se stesso, persuadendogli di sagrificare il piacere presente al futuro, nè verso gli altri, siasi spingendolo a sottrarre avidamente il danaro dalla circolazione, e scemar quindi, ed impoverire il pubblico patrimonio, siasi costringendolo ad usare ogni maniera di vile astuzia, onde toglierlo altrui; più cupido in ciò di soddisfare alla sua sete inestinguibile, che tenero del suo onore, e della sua fama. Ma chi sa, quanto sia difficile il far delle ricchezze un buon uso, si guarda bene dall’agognarne con disordinato appetito il possedimento. Il conoscere, come venga più facile assai l’accumularle, che servirsene senza oltraggiare la virtù, e la ragione, ben lo distoglie da una passione, che altro non fa in generale quantunque appagata, che accrescere gli stromenti dell’infelicità. Le travagliose inquietudini sogliono più spesso aleggiare intorno ai tetti dorati, che visitare la sottil mensa del laborioso colono, e sturbare i sonni leggeri d’innocente pastorella. Invano tenta il ricco di sfuggirle, varie regioni discorrendo per illustri ingegni famose, ingentilite da ogni maniera di utile insegnamento, celebri per monumenti dall’arti liberali innalzati, e liete di deliziose, ed amene si-


tua-