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l’indifferenza 35

va?» II padre accolse lietamente il progetto; ma soggiunse che gli dispiaceva di non poter aiutare i poveri senza veder fare una privazione alla moglie. «Ma ti pare che sia una privazione? rispose ella; forse che per nutrirci abbiamo bisogno di cibi diversi e squisiti? Un buon lesso è il migliore di tutti; e chi sa quanti non lo possono avere, cominciando dalla povera Vedova! E quand’anco fosse una privazione? sono io che la propongo; dunque la fo volentieri. Tu, so per prova, che hai buon cuore; Carlino...» E voltandosi a lui vide che e’piangeva. «Al solito, rispose il padre, tu piangi, e noi non sappiamo perchè: Forse ti dispiace di udir parlare di disgrazie senza poter soccorrere alcuno? Hai ragione, Carlo mio; codesto pianto è buon segno. Un figliuolo amoroso e la consolazione dei genitori. Verrà un tempo che saremo vecchi, e avremo bisogno di te; e se ora ti vediamo compassionevole per gli altri, possiamo sperare che saprai esserlo anche per noi» — «Ah babbo! esclamò Carlo singhiozzando, io sono stato un ingrato finora!» E scendendo subito dalla sedia, corse a prendere i suoi denari. Tornato, gli dette al babbo, e diceva: «Non ne ho altri; ma se la nonna seguiterà a darmene, saranno tutti per la povera Vedova, ed io solo, da qui innanzi, io solo mi priverò dell’antipasto per lei.» I suoi genitori allora si consolarono tutti, lo abbracciarono con le lacrime agli occhi, e gli dissero che pur troppo avevano dubitato del suo buon cuore; ma che già erano abbastanza disingannati. «Andiamo, andiamo subito,