Pagina:Saggio di racconti.djvu/129


cecchin salviati 121

quanto i magistrati, vedevano imminente il pericolo, e non erano d’accordo sui modi di rimediarvi.

Due eserciti, uno amico e l’altro nemico, ma ambedue temibili1, composti nella maggior parte di gente straniera e prezzolata, più avida di predare le ricche terre d’Italia che di combattere per giuste ragioni, ogni dì minacciavano gli estremi guai di una guerra disperata.

Quand’ecco il 26 d’Aprile 1527 correr voce, i due giovani Medici insieme col Cardinal Passerini di Cortona, lasciato da Clemente VII come loro tutore e governator di Firenze in nome suo, essere improvvisamente fuggiti per timore dalla città. E infatti erano andati a Castello nella villa di Cosimo, benchè per motivo di verso; ma una volta sparsasi quella voce, il popolo non ebbe più alcun ritegno. Si levò a rumore e corse fuora coll’arme; le compagnie degli artigiani si adunarono sotto i loro gonfaloni; furono chiuse le botteghe; i giovani più arditi si spinsero innanzi; tutti corsero tumultuosamente in piazza; e gridando popolo e libertà, presero subito senza contrasto il palazzo dei Signori. V’erano dugento archibusieri comandati da Bernardino da Montauto per guardare il palazzo a’ Medici, e ave-

  1. L’esercito della lega tra il Re di Francia, il Papa, i Fiorentini e i Veneziani, contro l’Imperatore Carlo V — «Lasciamo stare l’esercito della lega, il quale era sotto le mura, e non agognava meno di saccheggiar Firenze che i Tedeschi e gli Spagnuoli (di Carlo V) si facessero.» Varchi Lib. III.