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bellezze; i più esperti esser d’aiuto ai novelli compagni; ed ora con festevoli detti, ora con ammirazione alle cose più belle, manifestare l’ingegno, lo zelo, e la fratellanza che tutti insieme gli univano. I principali di questa compagnia erano Nanni di Prospero delle Corniuole, Francesco di Girolamo dal Prato orefice, Nannoccio da s. Giorgio, il Diacceto, i Naldini, e molti altri fanciulli che poi riuscirono valentuomini nella loro professione1. E niuno di loro più si affaticava, nè con più amore di quello che faceva Francesco. Anche Giorgio fu subito del bel numero, e in coteste occasioni nelle quali singolarmente spiccava l’abilità di ciascuno, fece nascere di sè molto belle speranze; la qual cosa era di gran soddisfazione a Francesco.

Intanto l’esempio di quel fanciulli così solleciti d’imparare, i loro costumi onesti e il contegno rispettoso, giovavano a tutti gli altri, i quali si astenevano dall’andare oziando, dall’abbandonarsi alle frivolezze e dal far villanie, come sogliono coloro che non si curano della stima dei cittadini.

Quindi lo spirito di unione che era tra i giovani ed i fanciulli contribuiva non poco all’avanzamento e all’indipendenza dell’arte; e generava in loro la forza che è necessaria a superarne le difficoltà ed i rischi.

Dopo alcun tempo Giorgio fu messo a studiare con Baccio Bandinelli; e fece tanto che vi tirò anche Francesco con molta utilità dell’uno e dell’altro;

  1. Vasari. Vita di Cecchin Salviati.