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164 MISURA PER MISURA

fatemi il favore di ripetere dinanzi a lui le parole che avete dette. Se è la verità che ve le ha fatto proferire, avrete il coraggio di sostenerle: vi citerò dinanzi a lui, ditemi il vostro nome.

Luc. Il mio nome, signore, è Lucio, e son ben conosciuto dal duca.

Duc. Egli vi conoscerà meglio s’io vivo, e gli parlerò di voi.

Luc. Non vi temo.

Duc. Voi sperate che il duca non ritorni più, o mi credete un avversario impotente: ma io potrò farvi molto male, se non vi disdirete.

Luc. Mi farò appender prima; voi non mi conoscete, frate. Ma non parliam più di ciò. Sapreste dirmi se Claudio debba esser giustiziate dimani?

Duc. Perchè lo sarebbe egli, signore?

Luc. Per aver empito un vaso sacro. Vorrei che il duca di cui parliamo fosse ritornato: quel suo eunuco ministro spopolerà i suoi dominii pei amore di continenza. Non bisogna che i passeri facciano il loro nido sopra i tetti della sua casa; sarebbero ospiti troppo lascivi. Il duca punirebbe almeno in segreto i vizii segreti; non mai li divulgherebbe. Quanto vorrei ch’ei fosse ritornato! Il povero Claudio è condannato per una cosa da nulla. Addio, buon padre, ve ne scongiuro, pregate per me. Il duca, ve lo ripeto, mangierebbe montone anche il venerdì, e sebbene abbia varcata l’età, vi dico che accarezzerebbe una mendica che tramandasse esalazioni di pan bigio e d’aglio. Ripetegli che son io che ve l’ho detto. Addio. (esce)

Duc. Non vi è potenza nè grandezza fra i mortali che possa sfuggire al dente della calunnia, mostro che morde la virtù più pura. Qual monarca abbastanza illustre esiste per frenare una lingua maledica? Ma chi viene? (entrano Escalo, il Prevosto, la Comare Tutto-è-Fatto ed Uffiziali)

Esc. Conducetela in prigione.

Tut. Mio caro signore, fatemi grazia; si dice che siete così buono, abbiate pietà.

Esc. Dopo tre o quattro ammonimenti, rendersi sempre colpevole del medesimo fallo? Vi è di che far divenire la clemenza stessa tiranna.

Prev. Un mestiere empio continuato per undici anni, posso assicurarvene, signore.

Tut. Signore, fu la delazione di un certo Lucio contro di me; madonna Caterina Abbassati era incinta dell’opera sua, quando