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144 MISURA PER MISURA


Esc. Sentiamo cosa che ne dice Gomito.

Gom. Prima di tutto la casa gode poco sospetto, poi così costui come la sua padrona son gente sospettati.

Cl. Per questa mano, signore, sua moglie è meno sospettata di tutti noi.

Gom. Menti, mariuolo; menti, maledetto mariuolo; il tempo deve ancora venire in cui ella non sia sospettata per cose di uomini.

Esc. Chi è più savio qui fra loro e chi gli ascolta? Finiamola una volta, itevene tutti, e ch’io non oda più parlare di voi.

Sch. Ringrazio Vostra Grandezza, e l’assicuro ch’io mi comporterò sempre da dabben uomo.

Esc. Andate. (Sch. esce) Venite qui voi, intrigante. Come vi chiamate?

Cl. Pompeo.

Esc. Pompeo, vi par egli un mestiere onesto quello che esercitate? È ella una donna rispettabile quella con cui siete in lega?

Cl. Sì, signore, se la legge la protegge.

Esc. Ma la legge non tollererà più di qui innanzi tali femmine, e punirà di morte il delitto che esse commettono con indifferenza.

Cl. Se volete far morire tutti quelli che commettono quel delitto soltanto per dieci anni, farete bene a metter fuori un editto per trovar teste. Se questa legge si compie, Vienna diverrà un deserto, ed io ne piglierò a pigione la più bella casa per tre soldi. Vivete, e vedrete che Pompeo vi predisse il vero.

Esc. Grazie, Pompeo, e per ricompensarti della tua profezia, ascoltami bene: fa che io non ti vegga più dinanzi a me per nessuna lagnanza, e che non oda a dire che tu coabiti ancora con quella malnata donna, perchè, se questo avviene, Pompeo, sarò un cattivo Cesare per te. Vattene.

Cl. Vi ringrazio del buon consiglio, ma lo seguirò secondo che comporteranno la carne e la fortuna. Me ne vado. (esce)

Esc. Avvicinatevi, messer Gomito; venite, commissario. Mi occorrono i nomi di sei o sette persone di buona volontà. Ne avete fra i vostri subalterni?

Gom. Fin che volete.

Esc. Fateli venir a casa mia, e ponete chiaramente in iscritto le vostre querele, ch’io non ho per anche potuto intendere, addio. (Gom. esce) Che ora credete sia? (al giudice)

Giud. Undici ore, signore.

Esc. V’invito a pranzo da me.

Giud. Ve ne ringrazio umilmente.