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atto quarto 183

Canzone.


Chi è Silvia? Chi è quella che cantano tutti i nostri pastori? «Ella è vergine, bella e savia, e i cieli l’han fornita di tante grazie, perchè fosse ammirata.

«È ella tanto gentile quanto bella? perocchè la bellezza non si scompagna dalla cortesia. L’amore trova ne’ suoi occhi un farmaco alla cecità, e per riconoscenza vi tien dimora.

«A Silvia dunque cantiamo le sue perfezioni; a Silvia diciamo ch’ella soverchia ogni altra cosa di questa terra; a Silvia rechiamo ghirlande d’amore».

Ost.. Ebbene? Voi divenite più tristo di prima? Che avete, giovane? Forse la musica non vi diletta?

Giul. V’ingannate; è il cantante che non mi piace.

Ost. Perchè?

Giul. Canta male.

Ost. Non son forse in armonia le sue corde?

Giul. Si; ma stuonano con quelle del mio cuore.

Ost. Avete l’orecchio ben sensibile.

Giul. Vorrei esser sordo per sentirmi il cuor più leggiero.

Ost. Veggo che la musica non vi appaga.

Giul. No, quand’è così aspra.

Ost. Udite che bella cadenza.

Giul. Essa mi spezia l’anima.

Ost. Vorreste che conservasse dunque sempre il medesimo tuono?

Giul. Vorrei che ognuno sapesse cantare solo un’aria. Ma, oste, il signor Proteo, di cui parliamo, viene egli spesso sotto queste finestre?

Ost. Vi dirò che Launzio suo domestico mi disse ch’ei la ama a dismisura.

Giul. Dov’è Launzio?

Ost. È ito a cercare il suo cane, che domani, per comando del suo signore, deve donare a questa donzella.

Giul. Tacete, ritiriamoci; la brigata si scioglie.

Prot. Messer Turio, non temete; parlerò per voi in modo che dovrete reputarmi maestro in astuzie d’amore.

Tur. Dove ci rivedremo?

Prot. Alla fontana di San Gregorio.

Tur. Addio. (esce coi musici)

(Silvia apparisce disopra alla sua finestra)