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272 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III

smarrito, allorchè non si scorgono che cogli occhi silenziosi della mente così indegne scelleratezze. (esce)

SCENA VII.

La corte del castello di Bayuart.

Entrano Glocester e Buckingham da diverse parti.

Gloc. Ebbene! che dicono i cittadini?

Buck. Per la santa Madre del Signore! i cittadini son mutoli e non dicono parola.

Gloc. Accennasti all’illegittimità dei figli di Eduardo?

Buck. Sì; parlai del suo contratto di nozze con lady Lucy, e di quello che fu stretto in Francia dai suoi ambasciatori. Dipinsi l’insaziabile ardore delle sue passioni, e le sue violenze sulle nostre donne, i furori della sua tirannide eccitata dai più lievi sospetti; la sua illegittimità, e cento altre cose. Poscia parlai di voi; del vostro volto tanto simile a quello di vostro padre, non pei lineamenti, ma per la fisonomia, che v’è ritratta, e che così bene chiarisce la nobiltà della vostr’anima. Posi quindi in campo tutte le vostre vittorie nella Scozia, la vostra dotta disciplina in guerra, la vostra saviezza in pace, le vostre virtù, la bontà del vostro carattere e la vostra umile modestia: in fine nulla obbliai di ciò che poteva facilitarvi il conseguimento del vostro scopo, e allorchè ho terminato, invitai quelli che amavano il bene del loro paese a gridare: viva Riccardo re d’Inghilterra!

Gloc. E l’hanno essi fatto?

Buck. No, pel Cielo! ma impietriti e simili a statue, si son messi a guardarsi l’un l’altro con occhio smarrito, divenendo pallidi come cadaveri. — Allorchè ho veduto ciò, gli ho garriti, chiedendo al Prefetto che cosa significasse quel silenzio contumace. La sua risposta fu che il popolo non era avvezzo ad udirsi arringar direttamente, e ch’ei non conosceva che la voce degli ufficiali della prefettura. Allora l’ho stimolato a ripetere il mio discorso: ma egli ha detto solo: così ha parlato il duca, così il duca ha conchiuso; senza nulla aggiungere del suo. Finito quel discorso, alcuni dei miei appostati nella sala hanno gittate per aria i berretti, e una dozzina di voci ha gridato: viva il re Riccardo! Ho approfittato tosto di quelle poche voci, per dire: grazie, miei buoni cittadini; grazie, miei ottimi amici. Quest’acclamazione così piena e universale, e queste grida di gioia mostrano il vo-