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ATTO PRIMO 19

contemplerò rìdendo e suonando il liuto l’incendio delle loro città: il mio nome solo renderà misera la Francia. (si ode il tuono poi batte l’allarme) Che remore è questo? Qual tumulto si fa nei cieli? Da che procede tanto strepito? (entra un Messaggiere)

Mess. Milord, milord; i Francesi hanno raccolte le loro schiere. Il Delfino con certa Giovanna Pulcella, santa profetessa, viene per togliere l’assedio. (Salisbury manda un gemito)

Tal. Odi, odi, come geme il moribondo Salisbury! Il suo cuore dà sangue per non potersi vendicare. — Francesi, io sarò per voi un altro Salisbury. — Pulcella o no, Delfino principe o Delfino pesce, imprimerò sui vostri cuori le unghie del mio cavallo, e farò una palude coi vostri cervelli schiacciati. — Trasportate Salisbury nella sua tenda, e quindi vedremo fin dove andrà l’audacia di questi impronti Francesi.

(escono trasportando i cadaveri)


SCENA V.

Dinanzi alle porte d’Orléans.

Allarme. Scaramuccia. Talbot insegue il Delfino e lo caccia dinanzi a sé: poi entra la Pulcella che insegue gl’Inglesi. Alla fine ritorna Talbot.

Tal. Dov’è la mia forza, il mio valore? I nostri Inglesi si ritirano: io non posso fermarli. Una donna vestita da guerriero li caccia davanti a sé. Eccola: (entra la Pulcella) vo’ combattere con te, demonio maschio o femmina, e farò spicciare il tuo sangue. Tu sei una fattucchiera, ed io darò la tua anima a quegli a cui la vendesti.

Pul. Avanzati, avanzati, a me sola si aspetta il disonorarti.

(combattono).

Tal. Cielo! puoi tu permettere così che l’inferno prevalga? Mi romperei le braccia piuttosto che non punire questa meretrice proterva.

Pul. Talbot, addio; la tua ora non è per anco venuta: bisogna che faccia entrare le vettovaglie in Orléans; vincimi, se puoi; io disprezzo la tua forza. Va, reca cibo a’ tuoi famelici soldati; assisti Salisbury nel suo testamento: il giorno è nostro, come molti per l’avvenire saranno. (entra nella città)

Tal. I miei pensieri son turbati; ignoro dove sono e ciò che fo. Gloriosa strega! col terrore e non colla forza essa mette in fuga il nostro esercito, e vince a suo grado. Così fuggono le api dinanzi al fumo, le colombe per un odore infetto. Eravamo chia-