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240 ENRICO IV

prossimo a suo padre, Enrico principe di Galles, salute. — Questo è un certificamento.

P. Enr. Taci!

Poins. Imiterò l’illustre Romano in brevità: mi raccomando a te, ti lodo e ti saluto. Non esser troppo familiare con Poins; perocchè egli abusa de’ tuoi favori tanto, da giurare che sei in procinto di accoppiarti con sua sorella. Pentiti del tempo perduto come puoi, e addio. — Tuo, sì, no (secondo mi tratterai), Giovanni Falstaff, coi miei intimi; Giovanni, coi miei fratelli e sorelle; e sir Giovanni, per tutta Europa. — Milord, vuo’ inzuppare questa lettera nel vino, e fargliene mangiare.

P. Enr. Sarà un fargli mangiare una ventina delle sue parole. Ma è egli vero che voi mi trattiate così, Ned? Debbo io sposare vostra sorella?

Poins. Vorrei che la fanciulla non avesse peggior fortuna! ma io non lo dissi mai.

P. Enr. Ecco come sperdiamo il tempo, intanto che le ombre dei savii si assidono nelle nubi e ci scherniscono. — Il vostro padrone è egli qui in Londra?

Bard. Sì, milord.

P. Enr. Dove cena? Il vecchio cinghiale continua ad alimentar sempre l’antico porco?

Bard. Cena colà, milord; in Eastcheap.

P. Enr. Con qual compagnia?

Pag. Efesiani, milord; della vecchia chiesa.

P. Enr. Vi sarà alcuna donna con lui.

Pag. Niuna, milord, tranne le due vecchie mistress Quickly e mistress Doll-Tear-Sheet.

P. Enr. Qual razza di pagana è cotesta?

Pag. Una gentildonna molto aggraziata, signore, e un po’ parente del mio padrone.

P. Enr. Parente come le giovenche della parocchia lo sono del toro della città. Andremo noi a sorprenderli, Ned, a cena?

Poins. Son la vostra ombra, milord; vi seguirò.

P.Enr. Voi garzone e voi Bardolfo, non dite al vostro padrone che io sia per anche arrivato a Londra: eccovi denaro pel vostro silenzio.

Bard. Non ho lingua, signore.

Pag. E la mia, saprò frenarla.

P. Enr. Addio, andate, (escono Bard. e il Pag.) Cotesta Doll-Tear-Sheet deve essere qualche strada pubblica.

Poins. Ve ne io fede, e così comune come quella che adduce da sant’Albano a Westminster.