Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/465

106 vita e morte del re riccardo ii

rispetto: sovvenitevi di porgerle il mio saluto e di chiarirle i miei pensieri.

York. Mandai uno dei miei ufficiali con una lettera, nella quale le dichiaro tutta l’affezione che sentite per lei.

Boling. Grazie, gentile zio. — Venite, signori, partiamo; andiamo a combattere contro Glendower e i suoi complici; ancora alcuni giorni di fatica ci rimangono, e poscia molti di riposo e di festa.     (escono)

SCENA II.

Le coste del paese di Galles. — Un castello a qualche distanza.

Squillo di trombe: al suono del tamburo entrano il re Riccardo, il vescovo Carlisle, Aumerle e soldati.

Ricc. Non è il castello di Barkloughly, quello che là si vede?

Aum. Sì, milord: come trova Vostra Maestà l’aria dopo tanti giorni di tempesta?

Ricc. Mi è impossibile di non respirarla con avidità: piango di gioia veggendomi anche una volta sul suolo del mio regno. — Amata terra, ti saluto colla mia mano, sebbene i ribelli ti strazino coi ferri dei loro cavalli. Come una madre, da lungo tempo separata dal suo fanciullo, piange e sorride di tenerezza per la gioia di rivederlo, io ti saluto del pari, mia patria, e cogli occhi pieni di pianto, e il riso sulla bocca, ti palpo e ti bacio con effusione di affetto. Terra, amica di Riccardo, non alimentare il nemico del tuo sovrano! Rifiutati a rifocillare coi tuoi doni preziosi i suoi sensi affamati! Accumula sul suo cammino i tuoi rettili impuri, turgidi del tuo veleno, onde striscino sotto i suoi passi e pungano i piedi del vile usurpatore che osa calpestarli. Non produrre per quei ribelli che strazianti dumi; e se vogliono divellere dal tuo seno un fiore, cela, te ne scongiuro, accanto ad esso un serpe che lo difenda, e il cui doppio dardo infonda un mortal veleno nel cuore degli avversari del tuo re. — Badate, lordi, di non irridere alla mia imprecazione, o di crederla indirizzata ad un oggetto insensibile. Questa terra mi udrà, e le sue pietre si cangeranno in soldati armati, prima che il re, nato nel suo seno, soccomba sotto le armi colpevoli dei ribelli.

Vesc. Rassicuratevi, mio sovrano. Il potere che vi fece re è abbastanza forte per mantenervi tale, in onta di tutti: ma convien prendere il mezzo che il Ciel ci offre, e non negligerlo: altrimenti rifiuteremmo da noi la nostra salvezza.