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atto primo 81


Mar. L’appellante saluta rispettosamente Vostra Maestà; desidera baciarvi la mano, e prender congedo da voi.

Ricc. Discenderemo per stringerlo fra le nostre braccia. — Cugino Hereford, la tua fortuna risponda alla giustizia della tua causa in questo regio combattimento! Addio, mio sangue; cui se oggi spargi potremo compiangere, ma non vendicare.

Boling. Alcuno di questi illustri testimoni non profani una lacrima per me, se il sangue che ho nelle vene è versato dalla lancia del mio avversario. Colla baldanza del falco, che si avventa sopra piccolo augello, io corro a combattere Mowbray. — Mio diletto signore (al Lord Maresciallo) da voi mi accomiato non che da lord Aumerle, mio nobile cugino; debbo mescolarmi colla morte, ma non sono un infermo languido e debole. Sono giovine, pien di vigore, e sento con forza la vita; e in questo istante, come nei banchetti inglesi, in cui si differisce all’ultimo il più caro brindisi onde terminare il festino con ciò che è più dolce, o tu, (a Gaunt) autore dei miei giorni, che m’infondesti questi spiriti che or mi ribollono in seno e mi innalzano tanto da afferrar la corona che mi mostra la vittoria al disopra del mio capo, tu rendi colle tue preghiere la mia armatura impenetrabile; arrota colla tua benedizione la punta della mia lancia ond’ella trapassi come cera la corazza di Mowbray, e il nome di Giovanni di Gaunt riprenda un nuovo lustro per la generosa condotta di suo figlio.

Gaunt. Il Cielo ti faccia prosperare nella giustizia della tua causa! Sii celere come il lampo nell’assalto, e i tuoi colpi raddoppiati cadano come folgore sull’elmo del tuo pericoloso avversario: si animi il tuo giovine sangue; sii valente, e vivi!

Boling. San Giorgio e la mia innocenza compiano il giusto voto.               (si asside)

Norf. (alzandosi) Qual che si sia l’evento che il Cielo o la fortuna preparano, in me vive o morrà un gentiluomo schietto, equo, probo, e fedele al trono del re Riccardo. Non mai schiavo scuoto con cuor più libero le catene di sua prigionia, nè accolse con maggior gioia lo strumento prezioso che lo redimeva, che la mia anima non ne provi celebrando questa festa guerriera col mio avversario. — Potente sovrano, e voi miei compagni e miei pari, accogliete dalla mia bocca questo voto: scorrano i vostri anni felici! Gaio e gioioso, come se andassi al banchetto, volo al combattimento: l’innocenza ha il cuor tranquillo.

Ricc. Addio, milord: io discerno il valore e la virtù dipinta nel tuo occhio. — Ordinate i combattenti, Maresciallo, e si incominci.     (il re e i lordi tornano ai loro seggi)