Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/25

14 il re lear

vostri addii, sebbene v’abbiano offesa: troverete altrove più di quello che perdete qui.

Lear. Ella è tua, re di Francia; abbitela tutta intera. Io non ho figlie di tal fatta, e gli occhi miei non rivedranno mai più il suo volto. Così va dunque lungi dalla nostra corte senza la grazia nostra, senza il nostro amore, senza la nostra benedizione. Venite, nobile Borgogna. (suono di trombe; escono Lear, Borg., Corn., Alb., Gloc. e seguito).

Franc. Salutate, Cordelia, le vostre sorelle.

Cord. Predilette del padre nostro, addio. Cordelia vi lascia cogli occhi bagnati di lagrime. Io ben vi conosco, e so quel che siete; ma sorella vi sono, e una ripugnanza invincibile provo a ricordare i vostri difetti coi nomi che loro si addicono. Amate nostro padre; raccomando la sua vecchiezza ai vostri cuori sì fecondi in proteste. Ma, oimè! se fossi ancora nella grazia sua vorrei offrirgli un migliore asilo. Addio ad entrambe.

Reg. Non vogliate additarne il nostro dovere.

Gon. E intendete piuttosto ad appagare il vostro sposo, che, per misericordia, degnasi prendervi senza dote, e vi salva dalla mendicità. Quell’obbedienza di cui foste avara vi rende meritevole d’ogni peggior cosa.

Cord. Il tempo svolgerà le pieghe, sotto cui l’astuzia s’avviluppa e nasconde. Le colpe che in principio ei cuopre, snuda alfine e svergogna. Possiate esser felici.

Franc. Venite, mia bella Cordelia. (escono Franc. e Cord.)

Gon. Sorella, non è piccola bisogna quella su di cui debbo intrattenermi. Credo che nostro padre partirà di qui stanotte.

Reg. Ciò è certo, e con voi: il prossimo mese verrà nosco.

Gon. Voi vedete come piena di bizzarrie è la sua vecchiezza; l’osservazione che testè ne abbiam fatta non è stata lieve; egli avea sempre amato, a preferenza nostra, Cordelia, e ognuno ha potuto notare con quanta stolta ingiustizia l’abbia in un punto respinta da sè.

Reg. È la debolezza della sua età. Nulladimeno ei non ha mai bene conosciuto sè stesso.

Gon. I migliori e più sani giorni della sua vita non furono che petulanza e inconseguenze. Convien dunque che ci apprestiamo a tollerare non solo i difetti radicati nel suo carattere, ma quelli eziandio che una bisbetica età, una inferma e collerica vecchiaia porta seco.

Reg. E’ pare, che noi pure avremo, a patire qualche impeto simile a quello che gli fece bandir Kent dal regno.