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114 il sogno di una notte d’estate


Ob. Allorchè possederò il succo di quella pianta, spierò l’istante in cui Titania dorme, e ne lascierò cadere una goccia sopra i suoi occhi. Il primo oggetto che essi vedranno al suo risvegliarsi, fosse un leone, un orso, un toro, un satiro, o una scimmia lasciva, sarà da lei adorato; e prima che tale incanto io disperda dalla sua pupilla, ciò che far posso con un’altra pianta, l’obbligherò a cedermi il suo paggio. Ma chi vien qui? Io sono invisibile, e vuo’ udire la loro conferenza.     (entrano Demetrio ed Elena che lo segue)

Dem. Io non ti amo; cessa perciò di seguirmi. Dov’è Lisandro e la vaga Ermia? L’uno voglio uccidere, e l’altra ucciderne. Tu mi dicesti che venuti erano in questo bosco, ed io qui sto forsennato in traccia di entrambi. Lasciami, allontanati, non mi infestare di più.

El. Voi mi attirate mio malgrado dietro a voi, cuore più duro del diamante; ma non è un vil ferro che attirate: il mio cuore è puro come l’acciaio: perdete quella forza segreta che mi fa venir dietro a voi, e non avrò più il potere di seguitarvi.

Dem. Vi istigo a ciò io forse? Vi dico io forse dolci parole? O non piuttosto non vi dico liberamente che non posso amarvi?

El. Ed anche per ciò vi amo di più. Io sono il vostro cagnuolo fedele, e quanto più voi mi battete, tanto più io vi accarezzo. Adoperate con me soltanto come fareste con un cane: scacciatemi, percuotetemi, sprezzatemi, cercate di perdermi; ma almeno concedetemi la libertà di seguire i vostri passi per quanto indegna io ne sia. Qual posto più umile posso io dimandare nel vostro amore? e nondimeno riputerei un alto favore l’essere da voi trattata come trattereste un mastino.

Dem. Non vi esponete al mio cruccio e all’odio mio; io soffro allorchè vi guardo.

El. Ed io sono inferma quando non vi veggo.

Dem. Voi arrischiate troppo il vostro sesso e il suo pudore, lasciando così la città per darvi in balìa di un uomo che non vi ama: confidando imprudentemente alle ombre pericolose della notte, ai consigli funesti della solitudine il ricco tesoro della vostra verginità.

El. Il vostro merito mi è di scusa: la notte cessa per me allorchè veggo il vostro viso, nè più credo starmi fra le tenebre. Questo bosco non è per me una solitudine, con voi vi trovo un universo; e come dunque potete dire che io sia sola, se mi credo attorniata da quanto v’è di meglio al mondo?

Dem. Fuggirò lungi da voi, e mi nasconderò fra la spessezza delle piante, lasciandovi in preda alle bestie feroci.