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atto primo 283


Ant. È forza che Antonio parta immantinente da questi luoghi.

Enob. In tal caso, uccideremo tutte le nostre femmine. Voi sapete per prova quanto un segno d’indifferenza, una mancanza di uffici cortesi riesca loro mortale. Se devono subir la nostra separazione, la morte è ne’ nostri addii.

Ant. Convien ch’io parta.

Enob. In bisogna incalzante, che ci comandasse, diamo il colpo di grazia a queste donne, sia; ma sarebbe delitto immolarle senza necessità. Lice solo di averle per nulla tutte le volte che si debbe scegliere fra loro e un grande interesse. Al più lieve presagio, alla prima voce di tal disegno, Cleopatra muore; tutto finisce per lei. Io l’ho veduta in termine di vita ben venti volte per soggetti più leggeri; e scorgendola sì facile a svenire e a morire, starei per credere, che sianvi per lei, fino nella morte, godimenti amorosi.

Ant. Ella è astuta come alcun uomo non può immaginare.

Enob. Oimè, no signore! Le sue passioni non sono formate che dei più puri elementi dell’amore. I venti e i flutti sono immagini troppo deboli per dipingere la violenza de’ suoi sospiri, il torrente delle sue lagrime; non vi sono nella natura1 tempeste così furiose come i suoi impeti, nè questi possono essere in lei effetto d’artificii, o d’astuzia, se può mostrarne pioggie2 simili a quelle di Giove.

Ant. Non l’avessi mai veduta!

Enob. Oh, signore, sareste stato privo della meraviglia del mondo; e se non aveste goduto de’ suoi celesti favori, i vostri viaggi avrebbero perduto la metà della loro gloria, e del loro prezzo.

Ant. Fulvia è morta.

Enob. Signore?

Ant. Fulvia è morta.

Enob. Fulvia?

Ant. Morta.

Enob. Ebbene, signore, dovete agli Dei un sagrifizio di grazie. Allorchè piace alla loro volontà suprema di togliere a un uomo la sposa, essi gli mostrano sulla terra esempi e molti di consolazione. Se il nostro vecchio mantello è logoro, non ci rimangono le membra per rivestirci di un abito nuovo? Se dopo Fulvia non

  1. In almanacks, descritte nei lunari.
  2. Di lagrime, intendi.