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Il 10 giugno Dumini, Volpi e Putato spazzavano....

Il 3 gennaio 1925 Mussolini dichiarava: «Come potevo pensare, senza essere colpito da morbosa follia, di far commettere non dico un delitto, ma nemmeno il più tenue, il più ridicolo sfregio a quell’avversario che io stimavo perché aveva una certa crânerie, un certo coraggio, che rassomigliavano al mio coraggio e alla mia ostinatezza nel sostenere la tesi?».

Due cose colpiscono in questa disperata difesa: il «morbosa follia» che tocca uno degli aspetti della personalità mussoliniana (Mussolini è intelligentissimo, ma la sua intelligenza si innesta su un fondo psicopatico), ed il «mi rassomigliava». Dopo l’assassinio, Mussolini è stato costretto ad ammirare Matteotti. Ma Matteotti ha sempre disprezzato Mussolini.

Il socialismo di Matteotti fu una cosa estremamente seria. Non l’avventura del giovane borghese eretico che è rivoluzionario a venti anni, radicale a trenta (matrimonio 🞡 carriera), forcaiolo a quaranta. No. Fu una consapevole e maschia elezione del destino.

Nato ricco, dovette superare le difficoltà che ai socialisti ricchi giustamente si oppongono. Non lo superò con le sparate demagogiche, con le rinunce mistiche, o profondendo denari in banchetti elettorali o in paternalismi cooperativi e sindacali. Ma partecipando in persona prima al moto di emancipazione proletaria, costituendo libere istituzioni operaie, organizzando i contadini delle sue terre ai quali diri-

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