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l’avvilimento, l’ipocrisia regnanti; il vuoto di ideali della società italiana; questa indifferenza fonda, questo scetticismo straripante; l’una gente che impera mentre l’altra langue; il posto che occupa a parole e il posto che non occupa a fatti, nella produzione, nella politica, nella vita civile, l’operaio, il contadino, l’intellettuale libero; il posto tuo, se ti arrischi ad agire o pensare con la tua testa, l’orizzonte che ti si apre in Italia e anche in colonia, se non hai la fortuna di trovarti a capotavola. Scandaglia la tua coscienza. Non c’è letizia; non fermento né speranza. Vegeti come una pianta artificiale senza radici. Sei un giovane tragicamente vecchio cui in nome della giovinezza è commesso di tenere in piedi le cose più vecchie di tutti i tempi: la chiesa, il monarcato, il padronato, il culto di Roma - e una vecchia classe di speculatori del combattentismo che non cederanno il posto ai nuovi combattenti d’Africa.

Scuoti le catene di dosso, giovane italiano. Conoscerai la bellezza del non conformismo e di una lotta autentica. La dignità di una vita libera e responsabile, l’ansia dell’esplorazione nel misterioso futuro. Perderai un impero di cartapesta, ma, come il proletario del «Manifesto dei comunisti», avrai tutto un mondo da conquistare, il mondo dei giusti, degli eguali, il mondo del comunismo liberale, del socialismo umanista, il mondo della coscienza, il mondo per cui lotta «Giustizia e Libertà», movimento rivoluzionario antifascista.


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