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lacus fucinus. 31

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A sè chiama Narciso, cui qual donno
Prono è il gregge di corte, e de’ segreti
Del prence è il sol custode e sì l’incita:
Or di Pallade l’arte a noi fia d’uopo,50
O Narciso, ora usar forza d’ingegno,
Quale in me sorge per favor de’ Numi
Pensier tu ascolta; a me vuotar fia grato
Quella laguna che con l’onda infesta
È de’ Marsi il terror. Tosto lo stuolo
De’ servi fa chiamar: molti n’accoglie
Sin da l’estreme piagge dell’Impero.
Per ogni via per ogni piazza osservi
Di Roma ovunque brulicar la gente,
D’armi varie ciascun carche ha le spalle,60
E chi porta il piccone e chi la marra
Lo scalpel ed il trapano e il martello
E valide bipenni e cunei in mano.