Pagina:Rivista italiana di numismatica 1898.djvu/574

568 BIBLIOGRAFIA

una dipendenza del tipo della Sosipolis da quello della ninfa Imera in generale, e segnatamente dei tetradrammi imeresi più abbondanti che van collocati fra il 450 e il 415. (Gabrici, Top. e Num. dell’antica Imera, ecc. Tav. Vili, n. 1 e 2).

La relazione dal punto di vista dell’arte agevola, secondo me, la identificazione della divinità espressa nel tipo della Sosipolis. È lecito almeno supporre che l’artista di Gela sia stato indotto ad imitare la figura delle monete imeresi dall’affinità che intercedeva fra’ concetti delle due divinità. Se questa è senza dubbio la ninfa nella quale si personifica la città e che presiede alle calde sorgenti d’Imera, quella sarà la ninfa protettrice di Gela, come suona la parola stessa Sosipolis, o, come crede l’Usener (Götternamen, pag. 174), “Begriff der gemeinen Wohlfahrt, als Göttin gefasst„.

Quella parte destinata alla interpretazione della immaginaria leggenda ΙΑΤΟΝ dev’esser soppressa. Di questa parola che l’Ugdulena sognò di leggere su talune monete d’Imera in quella sua memoria, tanto discussa e demolita, non rimane sugli esemplari conosciuti che ..ΤΟ. e su di uno soltanto ..ΤΟ𐌔, come ha dimostrato dopo un paziente esame il Macdonald nel suo recente scritto pubblicato dopo il libro dell’Holm, dal titolo The legend ΙΑΤΟΝ on coins of Himera (Num. Chron. 1898). Nel rifare il catalogo delle monete appartenenti alla collezione Hunter, il numismatico inglese s’abbattè in un didrammo, non edito dal Combe, sul quale leggesi senza sforzo ΣΟΤΕΡ. Generatosi in lui il sospetto, ristudiò uno per uno i nove esemplari che si conoscono con tale leggenda, ed arrivò alla conclusione che la leggenda ιατον, cotanto discussa finora, non è che un mito, e che bisogna leggere in sua vece ΣΟΤΕΡ. Qui si arresta il Macdonald, ma io credo che, con lo stabilire la lettura esatta, abbia dischiuso il campo ad una discussione intorno al valore di quella parola. Poiché finora conoscevansi soltanto didrammi con questa leggenda, la quale erasi ritenuta con l’Imhoof-Blumer un attributo riferibile alla ninfa che sacrifica. Ma ora questo epiteto risale fino alle monete col gallo, di molto anteriori alla creazione del tipo della ninfa; sicché bisognerà riferirlo ad Ercole, come io credo (Gabrici, o. c. pagg. 55-56) o ad Asklepios, cui si riferisce il gallo delle prime monete.