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annotazioni numismatiche genovesi 65

tinuazione di quella, coll’aggiunta del DVX e la variante del nome della città al genitivo. Rimane dunque la terza, quella di DVX IANVE oppure IANVENSIVM senz’altro, alla quale spetta il posto intermedio nell’ordine cronologico.

Della prima specie di monete colla lunga leggenda, non conosciamo che i genovini; dell’ultima col numero ordinale, i genovini ed i grossi. Della specie intermedia, abbiamo un grosso e la sua metà con D • IANVENSIVM e colle sigle D Z1; e conosciamo le terzarole, le quartarole ed i denari con D • IANVE, segnati da simboli e lettere diverse. Il mezzo grosso del Museo di Brescia, del quale potei fare un calco nel 1891 e per il quale devo esser grato al Dott. Rizzini, è l’unico che finora sia a mia conoscenza con questa variante di leggenda, e colla sigla T, già edita nel denaro corrispondente2. Se questa moneta colla sigla T fosse venuta fuori qualche tempo prima, sarebbe stata senz’altro assegnata al terzo Doge; ma oggi non è più il caso di pensarvi neppure. Rimandando il lettore alla mia IV Annotazione3, aggiungerò che basta guardare il grosso di Giovanni Valente, così diverso dagli altri, per riconoscere immediatamente l’incompatibilità fra le due monete.

2. - D/ – P: CA: CAR: Z: DVX: IAN: XXXI: Castello col cappello cardinalizio, in cerchio di perline.
  1. V. Tav. Gen., 276 277 già della collezione Franchini.
  2. V. Tav. Gen., n. 275.
  3. Frazioni di genovino attribuite ai primi Dogi. Palermo, 1881.