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contributo alla storia della moneta romana 349

fare l’oricalco od ottone. Ed anche quando si arrivasse a dimostrare che l’oricalco sia un metallo che trovasi allo stato naturale, nessuno oserebbe certo affermare che l’oricalco dei sesterzii e dei dupondii sia quale veniva estratto dalle miniere, giacchè, per quanto abbondanti potessero essere stati i prodotti di queste, non avrebbero mai fornito sufficienie metallo per coniare tanti milioni di sesterzii, circolanti nell’orbe romano. Chi ha pratica della monetazione imperiale, non può ammettere ciò per un’altra ragione. 11 colore dell’oricalco varia, non dico da imperatore a imperatore ma, quel che è più, da sesterzio a sesterzio, da dupondio a dupondio dello stesso imperatore. Monete sicuramente coniate nel medesimo anno presentano le più svariate gradazioni nel colore dell’oricalco; or questo potrebbe verificarsi, se l’oricalco tosse stato un prodotto naturale? Le gradazioni nel colore dipendono dalla maggiore o minore quantità della calamina che entrava in lega col bronzo.

La scarsità di sesterzii e dupondii color d’oro, ossia di buona lega, dimostra come lo zinco, se pur lo conoscevano allo stato puro, fosse un metallo non comune e quindi costoso; così è anche chiaro che le variazioni dell’oricalco nell’impero romano andavano connesse alle condizioni economiche. Il rame puro, che abbiamo visto essere il metallo degli assi, avea poco valore nell’età di Augusto, perchè abbondante. Nel 57 a. C. avendo i Romani occupato Cipro, spiegarono tale attività nel lavorare in quelle mine, che di là mandavano rame in tutto l’impero, fornendo così una delle maggiori entrate allo Stato. Possiamo formarcene un’idea da ciò che dice lo storico Josephus. Egli ricorda che Erode offrì ad Augusto la somma di trecento talenti, dei quali l’imperatore si servì per far celebrare dei giuochi