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buone monete col novello imperatore. Per Claudio invece abbiamo i monumenti numismatici stessi i quali attestano che egli con una legge elevò il peso delle monete e forse tentò una riforma monetale che non ebbe nessun buon successo. I monumenti sono certi piccoli bronzi, che più in là vedremo essere dei quadrantes, non già dei semis, come si è creduto finora, dei quali ecco la descrizione:

D/ – TI • CLAVDIVS • CAESAR • AVG • Bilancia che è tenuta in equilibrio da una mano, sotto la quale si leggono le tre lettere P • N • R •
R/ – PON • M • TR • P • IMP • COS • DES • IT • (leggenda circolare). Nel mezzo S • C1.

Noi accettiamo la interpretazione delle sigle P • N • R • data dall’Eckhel, che concorda col simbolo della bilancia, e leggiamo con lui pondus nummi restitutum. Ecco come il quadrans descritto ci ricorda che negli ultimi mesi del 794 (41 d. C.) Claudio riformò il peso della moneta di bronzo, scaduto dopo la morte di Augusto. Quest’atto di Claudio è poi connesso ad un riordinamento generale dei pesi dell’impero, da lui tentato, come dimostra il Mancini a proposito di una lapide2. Il tentativo di Claudio andò fallito; per qualche anno ancora la monetazione del bronzo procedette regolarmente, ma poi decadde, come non era mai fino allora avvenuto. In mezzo a questa decadenza non è meraviglia che molte monete siano di fabbrica rozza, quasi barbara. Non credo di andare errato se dico che, profittando della inettitudine di quell’imperatore e della debolezza e del disordine del governo, si sia tentato di coniar monete imperiali con le lettere S • C fuori di Roma.


  1. Cohen 2 n. 71, 73.
  2. Illustr. di epigrafi e bassorilievi romani, negli Atti dell’Accademia Pontaniana, vol. XI, p. 1-17.