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poche osservazioni sul denaro di l. memmi 183

volsero a far guerra. Insistendo i Tindaridi, un tal Academo disse loro che Elena era tenuta prigioniera in Afidna. I Dioscuri assalirono quella città e presero Elena. Presa Afidna ed essendo perciò pieni di timore gli ateniesi, Menesteo persuase il popolo di ricevere nella città e di accogliere amichevolmente i Tindaridi, siccome quelli che avevano guerra solamente con Teseo1. Delle relazioni fra Menesteo e i Tindaridi fa cenno anche Aelianus2, il quale ammira la gratitudine di quello verso questi che gli avevano offerto, com’egli dice, il trono di Atene. Era troppo accentuata questa relazione, perchè fosse ignorata in quei paesi ove il culto di Menesteo era diffuso, e, per conseguenza, anche in Roma.

Mi preme ora mostrare quali fossero le ragioni che favorirono e resero possibile lo scambio fra l’eroe troiano e l’eroe ateniese, avvenuto, a mio parere, nella famiglia dei Memmii, spiegando così la contraddizione fra le fonti letterarie, le quali fanno menzione di un Menesteo troiano progenitore dei Memmii, e i tipi della presente moneta, che fanno pensare indubbiamente a Menesteo ateniese. È proprio di ogni popolo cercare le origini sue in personaggi leggendari e soprannaturali. Le famiglie romane facevano a gara, per così dire, a chi vantasse un’origine divina: di qui false etimologie dei loro nomi o cognomi, identificazioni astruse ed immaginarie di eroi e divinità di un paese con eroi e divinità di un altro, ed infine leggende d’ogni genere. È di somma importanza un passo di Cicerone3 ove leggesi che le orazioni funebri degli uomini illustri, fatte dai loro discendenti e dai clienti delle loro famiglie,

  1. Plut. Thes, XVIII. 19; Paus. III, 18, 5.
  2. Aelian, Var. Hist. IV, 5.
  3. Clar. Or. 62.