Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/44

28 luigi a. milani


Con questo mio studio io credo di essere arrivato a un risultato superiore a qualsiasi aspettazione, compresa, per prima, la mia (cfr. nota n. 51).

Ho fatto, senza il più lontano preconcetto, l’analisi oggettiva del tesoretto della Bruna, e sono venuto grado grado a provare agli stessi miei occhi increduli, un fatto del più alto e largo interesse storico ed archeologico: cioè, che già la primitiva monetazione del bronzo e dell’argento dei Romani è lo specchio il più fedele ed eloquente della loro storia.

Nel tempo in cui non esistevano la stampa ed i giornali, il popolo romano, eminentemente pratico, trovò che la moneta, fatta per lo scambio, poteva a lui servire di mezzo per la divulgazione rapida ed ufficiale di tutti i suoi fasti religiosi, militari, politici e civili.

Io era arrivato ad una conclusione analoga studiando oggettivamente e tipologicamente le monete imperiali romane, ed in ispecie quelle di Traiano (Vedi Museo Italiano, Vol. II: Milani, Di alcuni ripostigli di monete romane; studi di cronologia e storia, p. 81 e 88, segg.); ma non mi sarei mai immaginato che la stessa idea nascesse spontanea nei Romani fin dal principio della loro monetazione, e trovasse sin dall’origine una applicazione tanto luminosa.

Abbiamo nelle più antiche monete romane i documenti contemporanei della storia di Roma : le narrazioni de’ più accreditati annalisti e dei nostri antichi poeti nazionali vengono, in massima, confermate come in un codice di Stato e in una Cronaca contemporanea; gli errori che sono negli annalisti vengono in parte corretti, e le lacune, in parte, perfettamente riempite.

Come il lettore vedrà, è un nuovo orizzonte che si apre al nostro sguardo, un orizzonte senza fine: