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i "cavalli" di ferdinando i d'aragona, re di napoli 337

non ha più ragione di essere. Per maggiore evidenza dirò che, nella raccolta degli Stemmi dei Comuni, conservata nell’Archivio di Napoli, è un disegno dello stemma di Amatrice eseguito nel XVII secolo, il quale raffigura una croce sormontata da tre gigli. Forse per la ristrettezza dello spazio si poterono appena indicare i tre gigli con tre perline, sulla nostra moneta.


AQUILA.


Alfonso I, addì 2 aprile 1443, concedeva, vita durante, la zecca di Aquila ad Aloisio de Camponischis conte di Montorio dandogli facoltà di coniare tutte le monete che si coniavano nella zecca napoletana. Non sappiamo se si occupasse lui stesso della direzione della zecca o se altri l’amministrasse per lui. Nel 1451, però, Alfonso gli fece sapere che desiderava rivenisse alla Curia ogni diritto sulla zecca aquilana ed il Camponischis, per far cosa grata al sovrano, vi rinunziò ricevendo in compenso l’annua provvigione di 400 ducati1. Verso il 1451, fu nominato mastro di zecca Colantonio de Cagnano. Di lui fa menzione un documento della Regia Camera della Sommaria dell’ anno 14582, dal quale si rileva che, in questo anno, non era più maestro di zecca il Cagnano, e che, a quel che pare, le cose della zecca non erano andate a modo, poiché si era pensato di fare un’inchiesta sull’amministrazione durante l’ esercizio del detto Cagnano. Si rileva pure da questo documento, che in Aquila coniavasi moneta d’oro, dicendosi

  1. Regia Camera della Sommaria, Comuni, vol. 4, fol. 21.
  2. Comuni, vol. 7, fol. 26.