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i "cavalli" di ferdinando i d'aragona, re di napoli 327

duca d’Ascoli, con sua lettera del 16 febbraio 1472 1, diretta agli ufficiali della Regia Camera della Sommaria bandì che fossero vietati i denari di biglione, battuti per lo innanzi, e che si coniassero, invece, monete di puro rame, grosse quanto le antiche medaglie, ossia mezzi carlini degli Angioini; sulle quali monete essendo scarso il guadagno, non troverebbero utilità alcuna i falsarli.

Ordinava inoltre Ferdinando che, da una parte di detta moneta fosse ritratta la sua effigie, e che, dall’altra si ponesse una qualche digna cosa proposta dal Conte di Maddaloni, Diomede Carafa, che ne addimostrano le monete, essere stato un cavallo, con attorno l’epigrafe ÆQVITAS REGNI che, complicata col tipo mercè la somiglianza delle voci equus ed æquitas veniva a glorificare la savia disposizione data da Ferdinando, essendo evidente prova codesta, come Ferdinando avesse a cuore il benessere del popolo, preferendo rinunziare al guadagno che traeva dalla monetazione erosa pur d’impedire il danno che arrecava ai minuti commerci del reame. Una curiosa circostanza ci permette di rintracciare i fatti che suggerirono il tipo di questa moneta.

È noto a tutti qual copia di preziosi avanzi

  1. Regia Camera della Sommaria-Curia. Voi. 7, anni 1469-1472 altimo foglio, 157 t. Trascrivo qui parte di questo documento: « S. M. ha deliberato et vole che de continente V. S. doneno ordine che se facciano li pizoli o moneta de rame al modo ditto per lo Duca de Ascoli ciò è che sia la moneta tutta de rame et grossa al modo delle medaglie antique con la imagine de la Maestà Sua et con lo reverso de qualche digna cosa como ad lo S. Conte de Magdalone et a V. S. parerà et che sia tolta la facultà de posserese falsificare et per ciò le S. V. habiano hieronimo li parole stampatore et fazano fare li cugni secondo parerà al detto S. Conte et se done ordene ad facere la moneta minuta accioche se provveda ad quieti dapni contenuti in ditta protestatione. Reccomandamo alle Signorie Vostre. Ex Arnone XVI, februarii 1472. »