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nel senso ch’esse si riferiscono, non alla zecca di Mesocco, ma alla zecca Mesolcinese.

Innanzi tutto osserviamo. Il feudo di Gian Giacomo, accennato dai diplomi, dagli storici e dai cronisti col nome di Contea di Mesocco o semplicemente Mesocco, non restringevasi alla rocca di Mesocco, ma comprendeva la valle Mesolcina dal Colmo dell’Uccello1 al Rial de lumino e tutta la Val Calanca.

Sin dal 1452 era il feudo diviso in due vicariati, o giurisdizioni2, così risulta dagli statuti stabiliti in quell’anno al 3 Dicembre in giorno di domenica fra il magnifico conte Enrico de Sacco e gli uomini della Valle Mesolcina.

Al “Capitulum sectum — Ponendi Vicarios” si legge che il conte Enrico “deve ogni anno nel

  1. L’Avis dei Romani; nel Medio evo si disse Culmen Ocelli, Colmo dell’Uccello, Culminum de Olcello, montem qui vulgariter dicitur Vogel. Verso la metà del secolo XV il conte Enrico di Sacco e le vicinanze componenti la terra di Mesocco, eressero un’ora prima del passo una chiesa dedicandola ai SS. Bernardino e Sebastiano. Con istrumento pubblicato sulla piazza di Cremeo dal notaio Zanetto da Haijra di Cama, il 26 Marzo 1467 (copia cart. del 1716 fatta sull’originale p. n.) dotarono la chiesa di beni, unendovi un ospizio.

    Nel secolo XVI il passo mutando nome si chiamò del S. Bernardino. La chiesa esiste ancora e intorno lo sorse il paese di S. Bernardino, stazione alpina assai frequentata durante la stagione estiva per le sue acque minerali. Il nome di Sebastiano caduto in dimenticanza, niuno il rammenta; quello di Uccello restò ad una punta il Vogelspiz (m. 2716) che domina quel passaggio alpino.
  2. Erroneamente G. A. à Marca, Compendio Storico della Valle Mesolcina, Lugano, 1838, pag. 124, forma del feudo di Mesocco una sola giurisdizione. La divisione in 3 Vicariati data in seguito dall’à Marca stesso e dallo Sprecher; Pallas Rhaetica, ecc. Basilea, mdcxvii, pag. 212, come dell’anno 1651, è invece anteriore, e venne fatta forse durante il dominio di Gian Francesco Trivulzio.