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condizione, delle sue tradizioni, delle sue consuetudini etniche, malgrado la differenza superficiale del rito religioso, si trova forse più affine al lontano contadino moscovita che non al suo vicino signore polacco; è vero che la Russia, rendendo oramai quasi impossibile, co' suoi arbitrii violenti, ai signori polacchi il loro soggiorno in Polonia e lasciando che i tedeschi e gli ebrei comprino le loro terre, semplifica di molto la questione della nazionalità polacca. Ma, poichè essa non ha potere di cacciarli anche dalla Posnania e dalla Gallizia, ove sono trattati con maggiore umanità della Prussia e dall'Austria, deve pure paventare di continuo un nemico formidabile che vigila minaccioso a' suoi confini; e non deve poi, dopo tutto, dimenticare, che non sarà una vittoria civile la sua quando riuscirà ad unificare tutti i popoli slavi nella servitù, ma che allora soltanto vincerà veramente quando ogni popolo slavo, anche, se si vuole, sotto la sua egemonia suprema, ricupererà in una vasta confederazione slava un'autonomia completa.

Facendo presso a poco queste riflessioni, io arrivai ieri alla porta del palazzo di Ladislao Tarnowski che da un piccolo altipiano domina il villaggio di Wroblewice, del quale egli è signore. Il luogo è ridente. La villa ha un aspetto intieramente signorile. La mia cesta si fermò innanzi alla gradinata; la porta era chiusa; un contadino stava seduto sopra uno dei gradini. Si levò e mi venne incontro rispettosamente. Intese che venivo di lontano e ch'era un amico del padrone; senza dunque domandare di più mi aprì la casa e mi fece entrare. Il contadino slavo suol dire che Dio è in quella casa dove c'è un ospite. Andò quindi a informare della mia venuta l'intendente del conte che abita nel vicino villaggio, il quale conoscendo il mio nome, m’impegnò vivamente a rimanere finchè tornasse il padrone, al quale avrebbe telegrafato all'istante, e, intanto, egli mise tosto a mia disposizione il cuoco, come il personaggio che si suppone sempre più importante per l'ospite, il quale si suppone arrivi sempre affamato. Io, dopo tre notti vegliate nel tormentatoio della vaporiere, non avevo invece altro bisogno che quello di prendere un po' di riposo; e, malgrado i punti di esclamazione che leggevo negli occhi del buon Nicola, il servo fedele del signore di Wroblevice, e il suo iterato invito fattomi con tono di voce sempre più alto, come si pratica coi sordi quando non odono, credendo egli per tal modo che io comprenderei meglio il suo ruteno, lo ringraziai pulitamente, e, fatto un primo giro pel giardino e per le stanze del pian terreno della villa, mi buttai sopra il primo letto che mi s'offri, e dormii, e sognai.