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LIBRI - RIVISTE - GIORNALI 87

Crediamo meglio di non entrare nella discussione cui fa cenno l'A. circa la utilità dell'assegnazione dei cavalli di carica nella quale pure noi scorgemmo un regresso, ma che dobbiamo convenire si impose per la sua universalità.

Ed è ormai tempo di cessare questo nostro non più breve esame della prima parte del pregevole lavoro del maggior Benzoni che certamente scrive, come cavalca, con vera passione, che fu uno degli antesignani dello sport ippico nel nostro esercito e che in molte cose riflette veramente lo spirito moderno dell'arma.

La seconda parte, come già dicemmo, è ricca di dati, di precetti, di ammaestramenti e di episodi.

Sono giusti i giudizi sulla varie razze di cavalli, sul galoppo e sul modo di allenare. Interessante la narrazione particolareggiata delle macie di resistenza e della altre partite sportive.

Buone le norme per la conservazione del cavallo.

Non crediamo di poter seguire l'A. in questa seconda parte in causa della scarsità di tempo e di spazio che a noi si impongono ma dobbiamo dichiarare che l'abbiamo scorso con molto piacere e vi abbiamo trovato utili e calde esortazioni, che desideriamo abbiamo proficua influenza sui nostri ufficiali.

S. M. d'I.




Un'altra importante pubblicazione di grande interesse ippico-militare è quella che troviamo nella Nuova Antologia e precisamente nel fascicolo XVI del 16 scorso agosto: Una questione ignorataL'allevamento del cavallo in Italia, del Senatore Conte di Sambuy.

Ed ecco per l'appunto cosa ne dice il collega del suo Senator Breda nella prima delle due lettere che scrisse nella Rassegna Nazionale sullo stesso argomento: «Il Senatore Conte di Sambuy merita gli elogi degli ippofili tutti non solo; ma, e principalmente di tutti i patrioti veri e non da parata o da meeting, mettendo il dito sulla piaga della immensa nostra inferiorità in uno degli elementi indispensabili al funzionamento dell'Esercito, che della Nazione custodisce l'onore e difende l'esistenza.

«Tutto ciò cui egli accenna per dimostrare come noi manchiamo dei cavalli necessari a porre il nostro Esercito in assetto di guerra, è assolutamente inconfutabile.»

E più avanti:

«Io ho il convincimento quindi di trovarmi nel giusto ripetendo esser il senatore di Sambuy benemerito, per avere richiamato l'attenzione del paese su questa questione che a ragione egli chiama ignorata quando si riferisce alla generalità degli italiani (ma che dalla classe dirigente è invece trascurata) affinchè la voce pubblica s'imponga ai legislatori e si ritorni almeno intanto (come lo scrittore propone) all'esecuzione della legge che prescrive debba lo stato arrivare ad avere 800 stalloni.»