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sono vivere e trovare rispettivamente le migliori condizioni di sussistenza. Ogni giardiniere si serve oggi del termometro per regolare corrispondentemente il calore di una serra.

Da lungo tempo senza dubbio erano già state intraprese misurazioni della luce in aiuto della fisiologia delle piante, per determinare le relazioni dei singoli fenomeni fisiologici rispetto all’intensità di luce, per conoscere, p. es., a quale minima o massima intensità di luce reagisce ancora un organo vegetale sensibile alla luce, o con quale minima intensità di luce si forma la clorofilla, o ha luogo la su citata assimilazione dell’acido carbonico, così essenziale per il mondo organico ecc.

Ma ancora rimaneva a studiarsi come la pianta nel suo insieme si comportasse rispetto all’intensità di luce del suo luogo naturale di esistenza, quale parte avesse l’illuminazione naturale nel determinare il suo espandersi sulla superficie terrestre, come pure rimanevano ancora a farsi altre ricerche corrispondenti a quelle sul bisogno di calore dei vegetali.

In questi ultimi quindici anni io mi sono attivamente dedicato a riempire questa grande lacuna. Qui ci troviamo di fronte a un problema risolubile: soltanto bisogna vincere la difficoltà del misurare l’intensità della luce, che opera sulle piante.

Dopo matura riflessione e dopo molti tentativi preliminari trovai applicabile alla misurazione della intensità della luce il metodo fotografico, adoperato primieramente da Bunsen e Roscoe per la misurazione della intensità chimica della luce. Veramente con questo principio si ottiene soltanto la così detta intensità chimica della luce, ossia l’influenza dei raggi azzurri, violetti e ultravioletti. Ma in sostanza si utilizzano sempre di regola certe determinate parti soltanto dello spettro, e dalla intensità di luce così accertata si deduce la intensità totale. Così p. es. nelle misurazioni di L. Weber sulla luce diurna. Sotto determinati presupposti e con certe precauzioni, si può effettivamente dedurre dalla intensità delle luci chimiche la intensità della luce in generale. Così mediante l’impiego delle carte al cloruro di argento di Bunsen e Roscoe si ottiene quanto basta per riuscire a determinare la utilizzazione della luce da parte delle piante. Per bisogni speciali si possono poi impiegare delle carte fotografiche, che indicano l’intensità anche di altre parti dello spettro luminoso, come per esempio la carta alla rodamina (Rhodaminn B. Papier) trovata