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la natura del processo di soluzione 275


triche dei solventi puri esiste; in una serie di solventi la costante di velocità cresce con la costante dielettrica. Lo stesso parallelismo si ritrova poi tra costanti di reazione e solubilità del sale N(C2H5)4J, che si forma nella reazione (v. colonna 5a), e possiamo affermare che: in una serie di solventi la velocità di reazione è maggiore, quanto maggiore è il potere solvente del mezzo per il prodotto della reazione. Inoltre per questi solventi esiste uno stretto parallelismo tra velocità di reazione, solubilità e costante dielettrica. — Diamo finalmente un’occhiata ai numeri della quarta colonna: i fattori di associazione x dànno la misura approssimativa della complessità delle molecole del solvente a circa 20°; le variazioni di questi valori x dimostrano che l’entrata dei gruppi «Cianico» CN e «Nitrico» NO2 fanno, in generale, aumentare la tendenza delle molecole ad unirsi in complessi maggiori, di molecole associate; le valenze disponibili in queste molecole cercano di entrare in attività e conducono a «formazioni di complessi atomici» nel solvente puro, però di fronte ad un corpo disciolto le stesse valenze provocano una scissione di molecole polimere in molecole semplici, nonché una scissione in ioni; le stesse valenze disponibili del solvente e del corpo disciolto favoriscono la formazione di nuove combinazioni molecolari cristallizzabili (idrati, alcoolati, ammoniati, ecc.) ed in queste stesse valenze di origine atomica, o molecolare noi possiamo credere di trovare anche la causa del fenomeno di soluzione.


VI.


In ciò che abbiamo fin qui sommariamente esposto noi cercammo di mostrare come sia venuto sviluppandosi nel corso di più che due secoli il concetto di soluzione. Questi due secoli rappresentano anche un periodo di straordinario sviluppo delle cognizioni e delle teorie chimiche. Ma, pari all’asse ideale di un sistema, la teoria delle soluzioni conserva la sua posizione iniziale, malgrado questo progresso: il processo di soluzione ripete la sua origine dalle forze di affinità agenti tra il solvente e il corpo disciolto; è in sostanza un processo chimico e la soluzione è una più o meno libera combinazione chimica. Questo modo di vedere ebbe favore quasi illimitato fino al 1887. Sopravviene allora un grande cambiamento: J. H. van’t Hoff emette la sua teoria della pressione osmo-