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di cino rinuccini 15

Talor piango i’, Amor, sì coralmente
     Che tu che ’l vedi ti muovi a pietate,
     E se non fussi tua benignitate,
     4Abbandonato avrei ’l secol presente.
Ma tu conforti la mia afflitta mente
     Dicendo; va con tua umilitate
     Per via seguendo, che le più fiate
     8Vince pietà così altera gente.
Ed io seguo tuo dir, ma questa petra
     È duro diamante e fredda neve,
     11Nè s’addolcisce già, nè sente il caldo
Di te, signor, ch’hai vota la faretra
     De’ tuoi dorati strali e fatta lieve;
     14Sicchè con teco omai mia morte saldo.




Deh, perchè m’ha’ fatto, Amor, suggetto
     Di questa tua e mia crudel nemica,
     Sicchè battaglia tal nel core intrica,
     4Che di pianti e sospir mi fregia il petto,

Il qual s’è fatto d’ogni duol ricetto.
     Signor mio, benchè con vergogna il dica,
     Tu non puoi di pietà già farla amica,
     8Il perch’io chiamo morte con diletto,

Or mio fìa ’l danno e tuo fia il disonore,
     Poich’esta pargoletta disarmata
     11Disarma te, che co’ dorati strali

Vincesti Febo, ch’avea avuto onore
     Del gran Pitone; omè, ora è abbassata
     14Tua signoria, e contra lei non vali.