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sima trascrizione nel sesto dei mms. del Möucke. Appariscono nel codice queste poesie messe assieme come un piccolo canzoniere compiuto, col suo titolo e col sonetto di chiusa, e per questo non ci curammo d’investigare altrove per crescere, se possibile fosse stato, il numero loro.1 Così nulla volemmo cambiato dell’antica scrittura; salvo che acconciarvi la punteggiatura, in questo e negli altri mss. antichi, trascuratissima, ma per l’odierno lettore necessaria alla intelligenza degli scrittori.

Chi voglia avere precisa notizia di questo Cino nato di Francesco che fu di un altro Cino, ricorra alla Storia genealogica della nobilissima famiglia Rinuccini, tanto feconda d’uomini il-




  1. Trovasi un sonetto che comincia
    «Pippo, se fossi buon mastro in gramatica»
    il quale fu dal Ciampi publicato come cosa di Cino da Pistoja nelle rime di questo (Son. 157 ediz. del 1826) assieme colla proposta sulle stesse rime fatta da un tal Pippo da Firenze. Il vero è che il sonetto è di Cino Rinuccini, ed il corrispondente di Filippo Sacchetti, come da codici autorevoli apparisce. Noi però credemmo di lasciarli addietro, perchè allusivi a qualche fatto particolare e scritti come direbbesi in bisticcio, tantochè poco o niun senso se ne ricaverebbe.