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che in grande orgoglio sovente salio,
fora scovrendo vostra disnoranza.
Ma poi riconoscendo com’ v'offese,
20così folle pensier gittò in oblio:
quando vostro alto intelletto l’udio.
Si come il cervo in ver lo cacciatore,
così a voi servidore
tornò, chè li degnasti perdonare.
     25Perdon cherendo a voi umilemente
del fallo, chè scoverto si sentia,
venne subbietto in vista vergognosa,
voi non seguendo la selvaggia gente.
Ma come donna di gran cortesia
30perdonanza li feste copïosa.
Ora mi fate vista disdegnosa
e guerra nova in parte comenzate;
ond’io prego pietate
34ed Amor, che vi deggia umiliare.


Edita dal Fiacchi di sul cod. Pucci, e poscia riprodotta dal Valeriani e dal Nannucci. Resta nei seguenti codici: Chig. l., viii, 305; Vat. 3214;