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28 i - i rimatori pistoiesi

II

Ricorda a un uomo,
perbo della sua ricchezza, l’instabilitá della fortuna

De la rota son posti esempli assai,
che gira e volge e non dimora in loco,
e mette in bono stato quel c’ha poco,
al poderoso dá tormenti e guai.
Or’a che no’ tel pensi, po’ tu ’l sai
che piccola favilla fa gran foco?
non t’allegrare troppo né dar gran gioco,
ché non se’ certo come lenirai.
Se alcun è che tu veggi in malo stato,
in quel medesmo tu pòi avenire,
ch’a te né lui Dio non l’ha giurato.
Aggio veduto per li tempi sire,
che la ventura l’ha sí governato,
che piú che vita desira morire.

III

Risveglio doloroso.

Un nobel e gentil imaginare
sií mi discese ne la mente mia;
in veritá (ch’eo allora dormia)
el me paria con la mia donna stare
in un giardin, baciare ed abbracciare,
rimossa ciascun’altra villania.
Ella dicea: — Tu m’hai in tua bailia:
fa’ di me, o amor, ciò che ti pare. —
In quel giardin si avea da l’un canto
un rosignol, che dicea in so’ latino:
— Securamente per vostro amor canto. —
I’ mi svegliai che sonava matino:
considerando il bene ch’avea tanto,
venme voglia de ventar patarino.