Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/230

220 iii - i rimatori pisani

ma datemi pur tanto un solo ramo
20di quel frutto ch’eo bramo:
vedrete in gioi’ montarmi e ’n frutto bono,
com’om’e’ ha gioi’ s’attene.
Lo frutto bono — da bon albor vene,
siccome gioi’ da bene
25nasce e da gioi’ ven tutta allegranza,
avegnia sono — seme ’n dolce speme,
ch’amar’frutto n’avène;
ma ciò snatura per mala sembianza.
Simil l’amaro amore allo ’mprimera
30mostra dolce ’l veleno,
cusi lo ingegna e tiene ’n tal maniera
ch’ha male e dice beno;
ma poi ch’assaporato trova amaro,
vuol lassar, parli caro,
35e poi Psi pente per l’arra, ch’ha dato,
unde spesso dice: — Omè! —
Ma Amor, volendo, vidde non potea
lo simil for’voi farmi:
fecemi vista far che vi piacea
40me e servire ’n voi darmi;
e io, vedendo ciò, dissi: — Bon frutto
da tal albor fia dutto. —
Credetti in voi lassarmi ed ei mi prese:
cusi per voi ingannome.
45Saccio per vista assai d’albor venire
che ’n fior mostra gioire
e fanne assai e poghi a ben ne stende;
ma poi ch’acquista l’altr’anno in fiorire,
frutto per ben seguire,
50ciò che dimostra in fiore ’n frutto rende.
Cusi, s’ei mostra di dar allegrezza
e poi la torna a noia,
convien, se pregio vuol, che tal gravezza
ristori per gran gioia;