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iii - panuccio del bagno 147

in opera di lei manchi ’n alcuna;
ma in lei tuttor s’aduna,
che non guardando di suo ben volere
il mio pogo podere,
55mi derea gioia e mia poga possanza
con tutto ognor valore in lei amanza.
Quasi comò chiarezza in parte scura
di foco chiaror rende,
si m’ha chiarito ’l suo piagente viso;
60che prima vista avesse mia dimora
lei, che chiarezze stende,
era ’n tenebre quasi in lor compriso;
ma poi ch’io lei amando, ’maginai
la sua forma ’n figura,
65onni valore, s’i* ho, da lei mi venne,
né mai cura non tenne
che sol di lei servir meo cor di cosa;
sperando, in ciò posa,
fermo, solo di lei ogni mercede,
70e se pen’or sostene, gioi’ aver crede.
Sofferenza vertù, und’eo rallegro,
in pene sembra, poi tal modo ho priso;
che non già guaire priso
quale soffrenz’ha in ben, che non già grande
75virtù di lui si spande,
com’om’soffrenz’ha in pene e ’n gran doglianza:
und’ho soffrir voglienza,
isforzandom’ognor, in ciò non pigro.